La principale caratteristica dell'agorafobia è la presenza di paura o ansia a un livello elevato, provocate dall'esposizione reale o prevista a molteplici situazioni . La diagnosi di agorafobia richiede l'individuazione di specifici sintomi che si verificano in relazione a diverse situazioni agorafobiche (vedi: criteri diagnostici dell'agorafobia nel dsm-5).
La paura sperimentata varia rispetto alla vicinanza alla situazione temuta e si verifica sia in previsione che in presenza effettiva nella situazione agorafobica. La paura o l'ansia possono presentarsi nella forma di un attacco di panico con sintomi limitati o completi (previsione di un possibile attacco di panico). La paura o l'ansia sono presenti quasi ogni volta che l'individuo si confronta con la situazione temuta (TEST AGORAFOBIA).
La presenza sporadica di ansia in una situazione agorafobica non permette di diagnosticare l'agorafobia. La persona agorafobica evita attivamente la situazione o, se non può, la situazione evoca intensa paura o ansia. L’ evitamento attivo si riferisce al fatto che la persona ha delle modalità comportamentali progettate intenzionalmente per prevenire o limitare il più possibile il contatto con situazioni agorafobiche.
L'evitamento porta a modificare il proprio comportamento (es., cambiare le attività quotidiane, scegliere di svolgere un lavoro in prossimità del luogo di residenza in modo da evitare l’utilizzo di mezzi pubblici, Farsi consegnare il cibo direttamente a casa per evitare di entrare in negozi e supermercati). L’evitamento ha conseguenze anche a livello cognitivo (es., usare il meccanismo della distrazione per contrastare le situazioni agorafobiche o cercare di pensare che i propri comportamenti siano positivi quando in effetti sono disfunzionali).
L'evitamento può diventare così grave da costringere la persona a non uscire da casa. Spesso, la persona non è più in grado di affrontare una situazione temuta se non accompagnato da un partner, un amico o un professionista della salute. L'agorafobia è associata a un notevole impatto relativo allo svolgimento del proprio ruolo, alla scarsa produttività lavorativa e al conseguente numero di giorni di malattia richiesti.
La gravità dei sintomi dell'agorafobia è una causa determinante del grado d'incapacità di lavorare. Più di un terzo delle persone con diagnosi di agorafobia è costretto a rimanere a casa. La paura, l'ansia o l'evitamento sono eccessive rispetto al reale pericolo rappresentato dalle situazioni agorafobiche. Risulta importante differenziare le paure clinicamente significative da paure che invece possono essere del tutto ragionevoli e sensate.
La popolazione femminile ha il doppio delle probabilità rispetto ai maschi di sviluppare l'agorafobia. L'agorafobia può manifestarsi anche durante l'infanzia, ma il picco d’incidenza si raggiunge nella parte finale dell’adolescenza e nella prima età adulta. La maggior parte degli individui con disturbo di panico mostra segni di ansia e agorafobia prima dell'insorgenza del disturbo di panico.
L'età media relativa all’esordio dell'agorafobia è di 16-17 anni, anche se l'età di esordio senza aver sperimentato precedenti attacchi di panico o disturbo di panico è 24-28 anni. Il decorso dell'agorafobia è tipicamente persistente e cronico. La remissione spontanea completa del disturbo senza trattamenti specifici è rara (circa il 10%). L’agorafobia è spesso associata a un rischio abbastanza elevato di sviluppare un disturbo depressivo maggiore secondario, disturbo distimico e disturbi da uso di sostanze.
La terapia cognitivo comportamentale (CBT) è l'intervento psicoterapeutico più utilizzato per la cura dell'agorafobia. La terapia cognitivo comportamentale analizza la relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. La CBT aiuta la persona a comprendere le modalità con le quali i nostri comportamenti sono influenzati da pensieri ed emozioni rispetto alle diverse situazioni incontrate.
Le tecniche cognitive sono incentrate sulla modifica degli schemi di pensiero catastrofici relativi agli specifici comportamenti di evitamento attraverso una funzione di ristrtturazione cognitiva. La CBT aiuta le persone agorafobiche a sviluppare modi più funzionali ed efficali per gestire e controllare i propri sintomi.
Una persona potrebbe non essere in grado di controllare la sua reazione immediata quando ha un attacco agorafobico, ma potrebbe apprendere come affrontare efficacemente la sintomatologia ansiosa. La Terapia Cognitivo Comportamentale supporta il cliente nel raggiungimento di un cambiamento positivo e duraturo attraverso un processo che avviene in due fasi.
In primo luogo lo psicoterapeuta CBT aiuta prima nell'identificazione delle proprie cognizioni negative o modelli di pensiero disfunzionali. Concentrandosi sui processi cognitivi, una persona può iniziare a riconoscere i propri schemi di pensiero e individuare come questi influenzano i propri comportamenti.
In secondo luogo lo psicoterapeuta utilizza una vasta gamma di tecniche, attività ed esercizi per aiutare il cliente a prendere coscienza dei propri pensieri negativi e ad imparare a riorganizzarli con modalità di pensare più sane e orientate al benessere psicologico. Alcuni esercizi CBT comuni includono scrivere un diario delle esperienze vissute durante il giorno e relativi al disturbo d'ansia; acquisizione di competenze e abilità da utilizzare nei cambiamenti comportamentali.
La CBT prevede, a livello comportamentale, l'elaborazione di strategie di coping (fronteggiamento delle situazioni ansiogene) efficaci per modificare i comportamenti disadattivi . Durante questa fase, la persona imparerà ad apprendere e sviluppare abilità atte a gestire l'ansia, ridurre lo stress, e affrontare e poi superare gli attacchi d'ansia.
La desensibilizzazione è una importante tecnica CBT utilizzata per aiutare la persona con agorafobia a non utilizzare i comportamenti di evitamento. Attraverso la desensibilizzazione sistematica, lo psicoterapeuta introduce gradualmente stimoli che producono ansia mentre contemporaneamente insegna come gestire l'ansia utilizzando anche tecniche di rilassamento.
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